Siv Helene Stangeland e Reinhard Kropf

Fondato nel 1996, lo studio norvegese è composto da uno staff giovane e di variegata provenienza impegnato in maniera creativa nello sviluppo di soluzioni sostenibili non solo dal punto di vista progettuale ma anche nella concezione e organizzazione del processo di progettazione, fabbricazione e costruzione.
21
Lug

Helene Stangeland e Reinhard Kropf

Reinhard Kropf è austriaco e ha studiato alla Technische Universität di Graz mentre Helene Stangeland è norvegese ma ha studiato alla ETSAB di Barcellona. La diversità dei background culturali che caratterizza anche il vostro staff è un elemento di arricchimento del vostro lavoro?
Certamente! Il nostro giovane staff – proveniente da dieci differenti paesi – fornisce visioni ampie e molteplici ai nostri processi creativi.

Entrambi provenite da Paesi con una lunga tradizione di costruzioni in legno e il legno è un materiale ricorrente nei vostri progetti: quali sono i motivi che vi spingono a utilizzarlo?
I nostri primi progetti hanno riguardato la trasformazione di edifici in legno nel centro storico di Stavanger. Da questi abbiamo imparato molto sulle costruzioni in legno e ci siamo innamorati di questo materiale. Il legno è uno dei materiali più ecologici; immagazzina CO2, può essere riciclato e ha un’influenza positiva sulla nostra salute e sulla nostra mente. Inoltre, ha una ricca storia in Scandinavia, oltre a grandi qualità estetiche e strutturali.

Avete impiegato il legno come materiale strutturale anche in diversi edifici pubblici: è una scelta comune in Norvegia?
La Norvegia ha una lunga tradizione di architetture in legno, ma questa non è stata per molto tempo la scelta preferita per gli edifici pubblici. Con l’emergente attenzione verso soluzioni sostenibili il legno sta ritornando.

Legno naturale, lavorato, prodotti in legno industrializzato: qual è il vostro approccio alla scelta del materiale?
Il legno è allo stesso tempo rispettoso dell’ambiente e bello. Caratterizza e influenza sia il nostro modo di progettare sia come gli utenti percepiranno e sperimenteranno l’architettura. Per queste ragioni siamo costantemente alla ricerca e al lavoro su come impiegare il legno nei nostri progetti.

Come utilizzate le nuove possibilità offerte dalle tecnologie digitali per la lavorazione del legno?
Il legno ha forti qualità intrinseche che ci piace sviluppare e sperimentare. Per progettare edifici in legno, si deve essere interessati agli alberi. Si può trarre molta ispirazione dagli alberi, ad esempio, su come vengono risolte le connessioni. La tecnologia CNC ha aperto nuove possibilità di lavorazione e di modellamento del legname. Consideriamo sempre le risorse disponibili in un progetto, che possono essere tecniche, materiali o umane. Ci occupiamo continuamente del modo in cui, ad esempio, gli strumenti digitali e la modellazione parametrica possano essere un modo efficace per includere i feedback che caratterizzano le nostre soluzioni progettuali.

Come integrate la collaborazione con specialisti del legno nel vostro processo progettuale?
Stiamo lavorando con ingegneri specializzati in tutti i nostri progetti. Coinvolgiamo ingegneri e consulenti all’inizio della fase di progettazione. Inoltre, cerchiamo di instaurare una continua collaborazione, creativa e fruttuosa durante tutto il processo progettuale.

Ci sono ulteriori aspetti tecnologici ed espressivi dell’utilizzo del legno che vi interessa esplorare?
Stiamo continuamente esplorando e sviluppando costruzioni in legno innovative. Lavoriamo da molto tempo con sistemi prefabbricati in legno che implementiamo in edifici di grandi dimensioni. Attualmente stiamo lavorando con componenti edilizi più piccoli che sono più gestibili, offrono nuove opportunità progettuali e riducono i tempi di costruzione in cantiere. Inoltre, ci interessa lavorare con il potenziale innato del legno, utilizzando la forma del modello di crescita naturale degli alberi. Un esempio di questo è il padiglione che abbiamo fatto per il V&A a Londra, per il quale abbiamo trovato gli alberi che in seguito abbiamo scansionato in 3D e poi fresato con tecnologia CNC.

L’attenzione alla sostenibilità è fortemente presente nei vostri progetti. Qual è il vostro approccio al progetto e come si è sviluppato nel tempo?
Il nostro obiettivo è che la nostra architettura possa ispirare le persone a vivere una vita più sostenibile. Fin dall’inizio siamo stati consapevoli della nostra responsabilità di architetti quando si tratta di come utilizzare le risorse per fare un progetto. Nei nostri primi progetti, trasformazione e riciclo hanno avuto una forte attenzione. I cambiamenti globali, che oggi sono evidenti, rendono questo approccio e la responsabilità che ne consegue ancora più importanti. Helen&Hard ha un approccio progettuale relazionale e crediamo che le soluzioni sostenibili debbano essere sviluppate attraverso feedback e processi iterativi. Di conseguenza, progettiamo organizzazioni spaziali adattive, che possano includere un necessario feedback, sia esso da esperti, dai futuri utenti, dall’ambiente o dalle proprietà dei materiali, dall’analisi dei costi o dai metodi di produzione. La progettazione non è quindi solo una soluzione, ma un veicolo per un processo interdisciplinare che potrebbe portare a uno sviluppo più sostenibile.

Sostenibilità e risparmio energetico sono spesso legati tra di loro: come si coniugano questi due elementi nella vostra architettura? Quando progettiamo un’architettura, cerchiamo di tessere assieme tutti gli aspetti, i materiali e le parti di un edificio in un nuovo complesso. Ciò comporta anche plasmare edifici per includere soluzioni energetiche passive tra cui la protezione solare, la ventilazione naturale, ecc. Inoltre, ci concentriamo molto sull’energia incorporata dei materiali e cerchiamo di minimizzare l’impiego di materiali non rinnovabili.

Nella Vennesla Library (vedi legnoarchitettura 08), ma anche nel complesso di Rundeskogen che pubblichiamo su questo numero, è molto evidente la sinergia tra spazi, struttura e materiale che è una caratteristica del vostro lavoro. È un approccio che richiede un maggior controllo del processo progettuale e costruttivo e anche un modo per realizzare edifici più sostenibili?
Crediamo che il design sostenibile sia quello che ha una bassa impronta di carbonio e, in più, crei esperienze belle e significative per l’utente e per la comunità circostante. La biblioteca di Vennesla è un buon esempio di come le qualità ‘ispiratrici’ emergano quando design, forma e costruzione lavorano assieme come un tutt’uno. L’edificio è diventato un centro sociale per l’intero paese, sia per i giovani sia per gli anziani. La gente lì si sposa, studia e fa festa. Ha portato una nuova identità a questa piccola società.

Il progetto di Rundeskogen porta la vostra firma e quella dello studio londinese dRMM: come è nata questa collaborazione? Spesso collaboriamo con altri studi come questo; ciò ci dà l’opportunità di imparare e di tenerci aggiornati in campo architettonico. Nel progetto di Rundeskogen il nostro obiettivo era quello di sviluppare una torre sostenibile, pertanto abbiamo ricercato la collaborazione di Gaia Trondheim e di dRMM poiché hanno, rispettivamente, conoscenze nel campo della sostenibilità sociale e dell’X-Lam.

(intervista a cura di Lara Bassi e Ferdinando Gottard)

Per approfondimenti: www.helenhard.no

⇒ l’intervista è pubblicata sul numero 25 di legnoarchitettura