RISTORANTE “MAMMARÒSSA”

Avezzano (AQ)
10
Lug

Un ristorante in Abruzzo

Il progetto mammaròssa nasce con lo scopo di creare un contenitore per eventi eno-gastronomici e culturali, incentrati sulla giusta miscela di tradizione e innovazione. Poiché la posizione urbana del progetto non si presentava propriamente favorevole, a causa di preesistenze piuttosto disomogenee e scarso pregio architettonico, l’edificio è stato pensato come una unità che rifiutasse il rapporto con il contesto, considerando quindi l’interno come un guscio protetto e separato da ciò che è fuori, in cui poter sperimentare esperienze sensoriali uniche e particolari, a cominciare dalle attività svolte nella cucina (di generose dimensioni) che si offrono alla vista degli ospiti tramite un vetro inserito in una parete attrezzata come libreria.

L’elemento architettonico generatore di tutto l’impianto è costituito da un muro separatore il quale, partendo dall’accesso carrabile, si piega e si richiude a formare una corte cintata (la zona pranzo all’aperto), che allo stesso tempo trattiene e racchiude alcuni volumi combinati tra loro. I blocchi delle due sale principali, disposti intorno al nucleo della cucina, formano un incrocio che ricorda quello “navata-transetto” delle chiese; una composizione caratterizzata in maniera importante dalle altezze interne, proporzionali alla lunghezza dei differenti ambienti.

Il materiale principale utilizzato in questo progetto è il legno in tutte le sue declinazioni: dalla struttura portante verticale, costituita da pannelli in legno BBS (sistema costruttivo X-lam), alle travi di copertura in lamellare, ai rivestimenti interni delle pareti in pannelli di abete trattato, per finire agli elementi di arredo quali il bancone, i tavoli e le sedie, in rovere e faggio curvato.

All’esterno, la presenza del legno viene mitigata con un’alternanza tra i rivestimenti in listelli di larice e le superfici bianche realizzate in pannelli a cappotto termico, mentre all’interno con la presenza di un pavimento in cemento industriale resinato.

Tutto l’organismo è stato pensato per avere un consumo minimo di energia e risorse minimo, a cominciare dall’involucro termico ad altissime prestazioni, passando per la progettazione delle aperture disposte in modo da minimizzare le dispersioni termiche verso il nord e da usufruire dei venti di brezza per il raffrescamento passivo, e, infine, grazie all’integrazione nel corpo edilizio di tecnologie come pannelli solari termici posti sulla copertura del blocco cucina.

foto | Francesco Scipioni

⇒ il progetto completo è pubblicato sul numero 18 di legnoarchitettura