Case vacanze in Islanda
Chi dovesse vedere i cottage di Brekkuskógur, località nel sud-ovest dell’Islanda, non potrebbe essere che d’accordo sul fatto che si inseriscono perfettamente non solo nel selvaggio paesaggio della regione ma anche all’interno della tradizione, molto nordica, delle case di torba. Si tratta di un complesso turistico, inizialmente pensato per 20 unità di cui al momento sono state realizzate due, commissionato allo studio islandese PKdM Arkitektar, vincitore del concorso indetto dal BHM, un’organizzazione di sindacati islandesi che voleva un luogo di relax per gli accademici d’Islanda e le loro famiglie.
Ciò che ha convinto i committenti è stata la fusione, quasi letterale, dei cottage con il paesaggio: praticamente ipogei su tre lati, essi sfruttano alcune soluzioni bioclimatiche, come l’esposizione a sud della zona giorno e la protezione dai venti attraverso cumuli di terra, recuperando al contempo la tradizione islandese delle case di torba.
Su una fondazione in calcestruzzo si innalza una costruzione in legno a telaio realizzato in opera, attorniata dalla terra di riporto degli scavi, e completata da un tetto verde spiovente. Questo, abbassandosi fino a terra, diventa un tutt’uno con il paesaggio e può essere percorso trasformandosi in un punto di vista privilegiato sul paesaggio circostante. Il tutto preservando la vegetazione esistente durante la fase di scavo, reinstallata poi sulle coperture.
Il concetto architettonico è basato su una soluzione planimetrica semplice ed efficiente, che limita lo spazio di circolazione, minimizzando i dettagli complessi ma incrementando la qualità dei materiali senza aumentare i costi necessari per la loro manutenzione. Le case sfruttano la geotermia del sottosuolo per riscaldarsi e per scaldare l’acqua, sfruttando una fonte rinnovabile per il loro fabbisogno energetico e per l’acqua della vasca idromassaggio esterna, accessibile direttamente dal bagno.
L’esterno, oltre che dalle grandi coperture verdi, è caratterizzato non tanto dalla verticalità data dai listelli, il cui ritmo si ripete, uguale, nelle finiture interne, ma dal loro trattamento. Questi sono stati infatti “bruciati” superficialmente secondo un’antica tecnica giapponese, per aumentarne la durabilità nel tempo e diminuire la necessità di manutenzione. (…)
⇒ il progetto completo è pubblicato sul numero 26 di legnoarchitettura