Un social housing a Parigi
Tête en l’air è un progetto di social housing collocato in un vecchio quartiere operaio a nord di Parigi, in un lotto profondo e stretto. Si tratta, di fatto, della riqualificazione di un edificio esistente con ampliamento in legno. Sebbene l’edificio di partenza fosse in pessime condizioni, venne chiesto ai progettisti di conservarne la struttura originale al fine di preservare lo spirito “pittoresco” della strada.
L’edificio ha così guadagnato un portico a doppia altezza mentre l’ammodernamento degli alloggi ha consentito di rispondere agli attuali standard di comfort e risparmio energetico; caratteristiche riprese nel nuovo edificio, che si sviluppa in profondità nel lotto ed è realizzato interamente in legno con una struttura a telaio parzialmente prefabbricata.
Una scelta, questa, adottata con convinzione dagli architetti che hanno dovuto elaborare nuove soluzioni per risolvere questioni strutturali, acustiche e antincendio, una sorta di uso high-tech di un materiale low-tech, che ha accresciuto le prestazioni energetiche e ambientali complessive.
Il primo obiettivo è stato quello di creare un giardino, aperto a sud, che fungesse da tessuto connettivo tra i vari appartamenti e agisse come spazio intermedio tra la strada e l’intimità di ogni singolo appartamento. Tutte le zone living si aprono sullo spazio verde, con lo scopo di connettersi a questo piccolo pezzo di natura urbana e interagire con i vicini, anche per rafforzare il senso di comunità. La posizione aleatoria e il ritmo delle sporgenze delle scatole lignee che costellano la facciata configurano un carattere quasi spontaneo dell’architettura, rendendo al contempo unico ogni appartamento e permettendo una certa flessibilità spaziale nonché la possibilità di personalizzare lo spazio a seconda delle necessità e dello stile di vita dei residenti.
Il movimento della facciata e il rivestimento esterno frammentano la percezione del volume, aiutando l’architettura a fondersi con il giardino comune e i suoi percorsi che funzionano quasi come una stanza all’aperto in cui la piccola comunità può riunirsi. Un tentativo di promuovere senso di appartenenza e qualità anche nell’edilizia sociale.
foto | Cécile Septet
⇒ il progetto completo è pubblicato sul numero 16 di legnoarchitettura