Un esoscheletro di legno e riso
Molte volte su questa rivista abbiamo pubblicato progetti che hanno visto il recupero di un fabbricato mediante la realizzazione di una struttura portante in legno all’interno del volume da riqualificare, una scatola nella scatola per intenderci. Questa volta, invece, vi presentiamo un caso in cui, per recuperare un’abitazione, è stata realizzata un’ossatura lignea esterna, un esoscheletro svincolato dalle strutture in elevazione esistenti.
Ma non solo; per effettuare questo intervento i progettisti dello studio Tiziana Monterisi Architetto hanno utilizzato tutta una serie di materiali provenienti dal recupero degli scarti agricoli, in particolare quelli derivanti dalla coltivazione del riso.
Prima però di capire da dove nasce questo lavoro e come si è sviluppato, è necessario fare una doverosa premessa per capire qual è la filosofia progettuale dello studio biellese, che dà al concetto di sostenibilità un ben preciso significato.
Secondo gli architetti, la sostenibilità è soprattutto un investimento sul capitale intellettuale umano, in quanto la consapevolezza dell’impatto che le nostre scelte possono inevitabilmente ripercuotersi su tutto ciò che ci circonda è l’atteggiamento necessario del vivere sociale.
Ciò che si definisce “Architettura naturale” è un momento non solo formale, ma anche tecnologico nell’approccio progettuale in quanto integra la forma architettonica con l’apporto del progresso tecnologico affrontando il tema in maniera strutturata e ragionata e che, inoltre, dovrebbe rispettare due fondamenti indispensabili, il rispetto per l’uomo e la cura per l’ambiente che si concretizzano in:
– recuperare, il più possibile, il patrimonio edilizio esistente, poiché è ormai convinzione comune che il consumo indiscriminato di suolo a fronte di un sempre più preoccupante abbandono e degrado dei centri storici sia alla base del decadimento che attanaglia la nostra società;
– porre al primo posto la vita degli esseri viventi e la loro salvaguardia attuale e nel tempo;
– usare materiali ecocompatibili, di origine naturale o riciclati, considerando in maniera sostenibile l’intero ciclo di vita (LCA) sia del singolo elemento che dell’intero edificio, dalla fase di produzione, posa, utilizzo, fino alla dismissione;
– utilizzare preferibilmente materiali locali;
– prevedere il minimo consumo di energia e di materie prime (smaterializzazione: meno materiali per ottenere le stesse o migliori prestazioni);
– migliorare la qualità della vita degli individui cercando di soddisfare sia i bisogni di benessere strettamente fisici che quelli psicofisici.
⇒ l’approfondimento continua sul numero 37 di legnoarchitettura